La penna profetica di Régis Messac immagina, in anticipo sui tempi, il secondo conflitto mondiale, che tuttavia dura ben poco. L’esplosione di un’arma chimica rende l’aria irrespirabile, deformando i muscoli facciali di tutti gli abitanti del pianeta. Il genere umano si estingue sghignazzando.
In una grotta sopravvivono un gruppo di bambini e un unico adulto che, scrivendo il suo memoriale allucinato, testimonia l’ascesa di una nuova umanità. I giovani superstiti plasmano un nuovo linguaggio, reinventano la guerra, la geometria, l’amore, e sono devoti a un dio infantile, che nel loro strano idioma chiamano Quinzinzinzili.
Scritto negli anni Trenta del Novecento e pubblicato oggi per la pri-ma volta in Italia, Quinzinzinzili è una gemma letteraria ingiustamente dimenticata, un romanzo postapocalittico che sorprende per la sua geniale ironia e per il suo pessimismo visionario.
Tradotto da Michele Trionfera
Postfazione di Andrea Esposito

Régis Messac
Régis Messac, nato nel 1893 a Champagnac in Francia, fu critico letterario, traduttore e romanziere. Rimasto ferito durante la Prima guerra mondiale, fu un pacifista militante.
Arrestato dai tedeschi il 10 maggio del 1943, venne deportato in diversi campi di concentramento in Germania. La data della sua morte è fittizia, fissata al 15 maggio del 1945.
Fra le sue opere visionarie ricordiamo Quinzinzinzili (1935), La Cité des Asphyxiés (1937) e il postumo Valcrétin (1973).