La poesia di Antonella Anedda è caratterizzata da sempre da una specie di sguardo a raggi infrarossi, da una capacità percettiva in grado di illuminare figure dell’invisibile, di evocare assenze e mancanze. E anche in questo libro, raccontando le tragedie dei migranti affogati nei nostri mari o la vita di chi va a cercare qualche avanzo nei cassonetti dei rifiuti, sono soprattutto le immagini a far procedere le «historiae». Immagini che riportano alla luce ciò che non si vuole vedere. Il rimosso storico è dunque al centro del libro, ma intrecciato con incursioni nella lingua sarda ed elaborazioni di lutti personali. Come se non ci fosse differenza tra pubblico e privato e l’angoscia fosse tutt’una. Ma oltre alla storia, più della storia, ci sono la geografia e la geologia. La prima e l’ultima sezione, che incorniciano il nucleo piú politico del libro, sono dedicate a paesaggi allo stesso tempo concreti e metafisici, e alle ossa dei morti che ci ricordano l’appartenenza alla natura pietrosa dell’universo.
INFORMAZIONI
- Pagine 104
- ISBN: 978-8806233211
Antonella Anedda
Antonella Anedda (Angioy), nata a Roma, è laureata in Storia dell’Arte Moderna. Dopo il libro di esordio Residenze invernali (1992) ha pubblicato saggi e numerose raccolte di poesie, tra cui Notti di pace occidentale (1999, Premio Montale 2000), Il catalogo della gioia (finalista al Premio Viareggio 2003) e Dal balcone del corpo (2007, con cui ha vinto i premi Dedalus, Dessì e Napoli). Di Philippe Jaccottet ha curato il volume La parola Russia (2004). Sue traduzioni da poeti classici e moderni sono raccolte nel volume Nomi distanti (1998). I suoi libri sono tradotti in varie lingue.