«I saggi qui raccolti sono variazioni sul tema della frattura che si apre nell’esistenza e nella cultura quando l’essere umano non può aprirsi al mondo e quindi al presente. I vari tipi di crisi, dell’autorità, della libertà, dell’istruzione, persino del pensiero, sono riportati alla fondamentale lacuna dell’agire. Questa assume l’aspetto decisivo di una interruzione della tradizione. […] Un aforisma di René Char fa da epigrafe ideale di questo libro: “La nostra eredità non è preceduta da alcun testamento”. Non c’è modo migliore di illuminare il paradosso tipicamente moderno, per cui ogni generazione, in una cultura educata nella storia più di ogni altra, dimentica le motivazioni di quelle che l’hanno preceduta».
Dall’Introduzione di Alessandro Dal Lago
INFORMAZIONI
- Pagine 320
- ISBN: 978-8811676379
Hannah Arendt
Hannah Arendt (Hannover 1906 – New York 1975), allieva di Husserl, Heidegger e Jaspers, nel 1933 dovette emigrare in Francia a causa delle persecuzioni contro gli ebrei. Dal 1941 insegnò filosofia politica a Chicago e New York. Della sua vasta produzione – dalla teoria politica alla filosofia, dalla storia della cultura ebraica alla letteratura moderna – segnaliamo in edizione italiana: Le origini del totalitarismo (Bompiani, 1982 2a), Rahel Vernhagen. Storia di un’ebrea (Il Saggiatore, 1988), Tra passato e futuro (Garzanti, 1991), Sulla rivoluzione (Edizioni di Comunità, 1983), La disobbedienza civile e altri saggi (Giuffrè, 1985), Politica e menzogna (SugarCo, 1985), Ebraismo e modernità (Unicopli, 1986), La banalità del male (Feltrinelli, 1992).
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