Le dotte puttane – Virginie Despentes

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Amalgama di giallo e pornografia, Virginie Despentes ci trasporta, in questo suo secondo, spietato romanzo nelle atmosfere inquietanti di Lione e del quartiere bohémien Croix-Rousse.

La protagonista, Louise Cyfer, puttana e “cagna”, lavora come spogliarellista all’Endo, locale notturno dove le passioni più sfrenate si consumano, e che appartiene a un’organizzazione criminale quasi esclusivamente femminile con a capo la Regina Madre.

La routine opprimente del locale – i gesti ripetuti, la pantomima quotidiana –, viene sconvolta dall’assassinio selvaggio di Stef e Lola, colleghe di Louise, ferocemente mutilate. Sulle tracce dell’assassino, Louise conosce il misterioso Victor, crudele manipolatore che le infligge dolore e piacere, per poi abbandonarla.

Smarrita, disperata, perso il controllo su di sé e sui suoi amori, Louise erra per una Lione sempre più ristretta, senza cielo, soffocante e chiusa come in un cubo di Francis Bacon e solo nelle ultime pagine finirà per sciogliere l’orrendo enigma.

Il colore del sangue si fa nero. Peep-show, puttane e maschere, dunque. Nella dimensione asettica della “cabina” ognuno esibisce qualcosa di diverso da quel che è, ci si parla attraverso il vetro, le tende scendono sempre troppo presto, e quello che finiamo per scoprire non ha niente a che vedere con quello che viene rappresentato…

Anche le bambole, quando parlano e si tolgono il trucco, non hanno l’aspetto che pensavamo di conoscere di loro.

INFORMAZIONI
  • Pagine 270
  • ISBN: 978-8860448781
Virginie Despentes
L'autrice

Virginie Despentes

Virginie Despentes ha vissuto un’adolescenza ai margini, tra una lunga militanza punk e la prostituzione. Nel 1993 ha pubblicato Scopami, romanzo-scandalo per la durezza e la scabrosità dei temi trattati, e nel 2000 ne ha diretto la versione cinematografica. In un’intervista ha dichiarato che uscire dall’eterosessualità e dalle relazioni di seduzione con gli uomini le ha dato modo di “essere maggiormente in contatto” con il suo potere. Si è definita “uno spirito libero, una sorta di anarco- femminista”. Con Apocalypse Baby, uscito in Francia nel 2010, ha vinto il Premio Renaudot ed è stata finalista al Premio Goncourt.

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