«Nessuna persona sensata si interessa alle mosche», e soprattutto, ahimè, non le ragazze. Ma sono questi screditati insetti ad aver cambiato la vita di Fredrik Sjöberg, o meglio, la curiosa famiglia dei sirfidi, che abbondano nell’idilliaca isoletta svedese dove si è trasferito e di cui è uno dei maggiori esperti e collezionisti. E sono loro il suo ironico punto di partenza per osservare la vita da un’altra ottica, l’alfabeto di una lingua nuova per leggere il paesaggio, e forse il mondo. La lentezza; la poesia dell’attesa; la sicurezza del vivere entro i confini ristretti di un’isola perché «si dorme meglio con la porta chiusa»; il collezionismo come bisogno di controllare il caos dell’esistenza; gli altri grandi irrequieti, Chatwin, Lawrence, Kundera, affascinati dalla catalogazione: attraverso divagazioni, storie, aneddoti si resta presi nella rete di un’incantata affabulazione, fino a scoprire che «tutti nell’intimo siamo collezionisti di mosche, anche se non ce ne siamo mai accorti». Un inclassificabile romanzo-conversazione in cui all’esperienza dell’autore fa da controcanto l’avventurosa vita di René Malaise, geniale inventore della trappola che ha permesso di scoprire migliaia di nuove specie: un don Chisciotte alla Balzac, esploratore in Kamčatka, nella Birmania dei tagliatori di teste, in luoghi selvaggi che erano allora chiazze bianche sulle carte geografiche, illustre scienziato e teorico visionario dell’esistenza di Atlantide. L’uomo degli eccessi che diventa per Sjöberg il suo inafferrabile alter ego. Sarà poi così vero, allora, che la felicità è a portata di mano, che basta contemplare il proprio giardino, che l’arte di porsi limiti è forse il suo segreto?
INFORMAZIONI
- Pagine 242
- ISBN: 978-8870915426

Fredrik Sjöberg
Scrittore, entomologo, collezionista e giornalista culturale, dopo gli studi di biologia a Lund ha passato due anni viaggiando intorno al mondo. Dal 1986 vive sull’isola di Runmarö, un paradiso naturale di quindici chilometri quadrati al largo di Stoccolma, dove studia le mosche, di cui è diventato uno dei maggiori esperti. La sua collezione di sirfidi è stata esposta alla Biennale d’Arte di Venezia del 2009. L’originalità della sua scrittura, che fonde letteratura, riflessione e divulgazione con umorismo e poesia, ha ottenuto successo e riconoscimenti a livello internazionale. Dopo L’arte di collezionare mosche, caso editoriale in tutta Europa e nominato Libro sulla Natura dell’Anno da The Times, Iperborea ha pubblicato Il re dell’uvetta, L’arte della fuga, Perché ci ostiniamo e Mamma è matta, papà è ubriaco.
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