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Lucio Fontana: Ambienti/Environments – AA.VV.

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«L’ambiente spaziale è stato il primo tentativo di liberarti da una forma plastica statica, l’ambiente era completamente nero, con luce nera di Wood. Entrando, ti trovavi completamente da solo, ogni visitatore si interfacciava unicamente con la propria reazione emotiva immediata, non dettata da alcun oggetto, o da cose esposte tipo il merchandise, l’uomo era messo di fronte a se stesso, alla sua coscienza, alla sua ignoranza, alla sua esistenza materiale, etc. etc. L’importante era non fare la solita mostra di quadri e sculture, ed entrare nella dibattito sulla spazialità − subito dopo feci i “buchi”, la rottura di una dimensione!, Il vuoto etc. etc.».
− Lucio Fontana.

Questa pubblicazione è prodotta in collaborazione con Ambienti/Environments, tenutasi presso Pirelli HangarBicocca da settembre 2017 a gennaio 2018. Incentrata sul lavoro pionieristico di Lucio Fontana nel campo dell’arte dell’installazione, la mostra presenta una selezione delle sue opere più sperimentali e al contempo meno conosciute, Ambienti spaziali, visti insieme per la prima volta. Gli ambienti di Fontana, concepiti prima dei celebri “buchi” (Concetti spaziali), furono all’epoca rivoluzionari per via dell’utilizzo di materiali innovativi come il neon e la Lampada di Wood e anticiparolo la ricerca sulla luce e lo spazio che si sarebbe sviluppata nei decenni successivi. Ma l’impresa ha anche una rilevanza contemporanea in quanto la ricerca di Fontana tocca diversi aspetti dell’estetica relazionale, ed è connessa a pratiche contemporanee di carattere ambientale, come quelle di Anish Kapoor, Olafur Eliasson o Tomás Saraceno. La mostra è il risultato di un lungo e approfondito studio in diversi musei e archivi privati ​​condotto dai co-curatori Marina Pugliese, storica dell’arte, e Barbara Ferriani, conservatrice d’arte. Alcuni degli ambienti sono stati ricostruiti per la prima volta dalla morte dell’artista, in collaborazione con la Fondazione Lucio Fontana.

Questa pubblicazione raccoglie le più aggiornate ricerche attorno a questo corpus di lavori di Fontana e sarà un utile strumento per ogni futura indagine degli ambienti spaziali, oltre a rispondere all’esigenza di uno sguardo nuovo e critico sul periodo storico e artistico in cui furono concepiti. Una dettagliata raccolta di schede di lettura dedicate all’intera produzione ambientale di Fontana accompagna un’ampia selezione di saggi, immagini storiche e vedute dell’installazione.


A cura di Marina Pugliese, Barbara Ferriani e Vicente Todolì.

Con i contributi di Marina Pugliese, Barbara Ferriani, Enrico Crispolti, Paolo Campiglio, Luca Massimo Barbero, Orietta Lanzarini, Anne Rana, Jennifer Josten, Maria Villa, Giovanni Rubino e Stefano Setti.

INFORMAZIONI
  • Pagine 228
  • ISBN: 978-8867493159
Marina Pugliese
La curatrice

Marina Pugliese

Marina Pugliese è una storica dell’arte e direttrice di museo. È nota a livello internazionale come una studiosa specializzata nel campo della Conservazione dell’Arte Contemporanea. Attualmente è direttrice creativa del Future Humans Video Archive, presso il Berggruen Institute di Los Angeles, e insegna presso il dipartimento di Visual Studies del California College of the Arts a San Francisco. È stata direttrice di tre musei a Milano (il Museo del Novecento e il Mudec − Museo delle Culture, di cui è anche fondatrice, e la Galleria d’Arte Moderna).

Barbara Ferriani
La curatrice

Barbara Ferriani

Barbara Ferriani è una restauratrice, titolare della società Barbara Ferriani srl di Milano. Dal 2010, collabora come Coordinatrice del laboratorio di Restauro presso il Design Museum della Triennale di Milano. È stata docente di Restauro dell’Arte Contemporanea presso diverse università, tra cui la Ca’ Foscari di Venezia e l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano.

Vincente Todolì
Il curatore

Vicente Todolì

Direttore artistico della Fondazione HangarBicocca, ha studiato storia dell’arte alla Yale University, prima di laurearsi a Valencia. Vanta una lunga carriera in istituzioni artistiche e culturali. Nel 1986 viene nominato Chief Curator del IVAM (Istituto Valenciano de Arte Moderno), carica che mantiene fino al 1988, quando ne diventa Direttore artistico (1988-1996). Nel 1996 entra a far parte del Museu Serralves come primo Direttore, e sette anni dopo, nel 2003, viene nominato Direttore della Tate Modern. In questa istituzione ha lavorato su diversi fronti, facendo conoscere al pubblico europeo alcuni dei più noti artisti del contesto dell’America Latina curando le mostre di Frida Kahlo (2005), Hélio Oiticica (2007) e Cildo Meireles (2008 – 2009). Allo stesso tempo, ha organizzato le retrospettive di alcuni tra i più importanti artisti contemporanei, tra i quali Pierre Huyghe (2006), Fischli & Weiss (2007), Roni Horn (2009), Francis Alÿs (2010) e Gabriel Orozco (2011). È stato inoltre membro del Comitato per la mostra biennale europea Manifesta ed ha collaborato attivamente con numerose altre istituzioni internazionali d’arte tra cui l’ICA di Amsterdam e il Reina Sofia – Museo Nazionale d’Arte di Madrid, dove è stato membro dei comitati consultivi.

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