Judith Butler definisce le dinamiche psicosociali che determinano il campo di forza della violenza mettendo in luce la mistificazione linguistica e la strumentalizzazione operate dal potere nei suoi confronti. Nel far questo, smonta le posizioni che ammettono, in alcuni casi e con determinate finalità, la violenza come strumento per combattere la violenza stessa e, allo stesso tempo, la concezione per cui la nonviolenza sarebbe una scelta morale individuale caratterizzata dalla passività. Recuperando Foucault, Fanon, Gandhi, Benjamin e, tra gli altri, soprattutto Freud e Klein, Butler delinea cosí un’idea di nonviolenza che, prendendo coscienza e sovvertendo attivamente le forme di aggressività che caratterizzano il sé e i suoi legami sociali, costituisca una tattica politica tutt’altro che passiva, una forza in grado di contrastare la violenza che pervade la società contemporanea senza riprodurne la distruttività, un vincolo etico e politico che sia tutt’uno con le lotte condotte dai movimenti che ogni giorno si battono per l’uguaglianza e la giustizia sociale.
INFORMAZIONI
- Pagine 300
- ISBN: 978-8874528271
Judith Butler
Judith Butler, eminente filosofa post-strutturalista statunitense, ha dato importanti contributi nei campi del femminismo, della teoria queer, della filosofia politica e dell’etica. Attualmente insegna presso il Dipartimento di retorica e letterature comparate all’Università di Berkeley e presso le European Graduate School. Le sue opere più note, Gender Trouble e Bodies That Matter, ridiscutono la nozione di genere e sviluppano la sua teoria della performatività di genere, che oggi ha un ruolo di primo piano nella riflessione femminista e queer.