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I poeti maledetti – Paul Verlaine

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1884: Paul Verlaine dà alle stampe I poeti maledetti, il libro più sconvolgente e scandaloso che di lì a poco avrebbe rivoluzionato ogni futuro avvicinamento critico ed esistenziale alla poesia. Un’antologia rigorosa e sfuggente, che convoca al seggio del maestro i sei poeti dannati della Francia ottocentesca – tra i quali Verlaine include anche se stesso sotto l’allusivo anagramma di Pauvre Lelian – e le loro opere più significative: Arthur Rimbaud l’enfant prodige venuto dall’inferno; Stéphane Mallarmé il maestro visionario della poesia simbolista; Tristan Corbière il Bretone, il marinaio, lo sdegnoso per eccellenza; Marceline Desbordes-Valmore la musa drammatica e suprema del fin de siècle; e Villiers de L’Isle-Adam il genio macabro e sconsacrato, morto senza riuscire a dare alla luce la sua opera centrale.

Abbandonati giovani dalla vita, perseguitati da una sorte malinconica, spesso in preda alle convulsioni della droga e dell’odio per i contemporanei, i poeti maledetti di Verlaine incarnano la tensione più sconvolgente e mortale della letteratura occidentale, e la loro leggenda è spesso legata all’aura di anatemi e trasgressione che portavano con sé, al loro statuto universale di creature rovinosamente angeliche e refrattarie. Ma, come Verlaine dimostra in questo volume capitale, maudits furono soprattutto scrittori impareggiabili, artigiani millimetrici della parola oscura, sabotatori della norma e della tradizione per mezzo non soltanto dell’ebbrezza e dell’abiezione, ma di una fecondità e intransigenza stilistica senza eguali. Uniti, formarono un gruppo di solitudini immortali, di ordigni esistenziali autodistruttivi, astri di un firmamento divorato dall’Assoluto, ma per sempre luminosi ai nostri occhi, se a distanza di decenni tentiamo ancora di indagarne le profondità e forse, talvolta, ci illudiamo di comprenderne le tragiche urgenze.

Il Saggiatore ripropone I poeti maledetti, il libro che ha aperto la stagione all’inferno della poesia francese ed europea. Un’opera microcosmica e travolgente che, abbattendosi sui princìpi e sui canoni moderni, ha modifi cato i parametri, spostato i limiti e reinventato le regole della poesia lirica in Occidente.

INFORMAZIONI
  • Pagine 192
  • ISBN: 978-8842823889
Paul Verlaine
L'autore

Paul Verlaine

Paul Verlaine nacque a Metz nel 1844, figlio unico di una famiglia della piccola borghesia, con la quale nel 1851 si trasferì a Parigi. Lesse giovanissimo I fiori del male di Baudelaire, che influenzerà la sua prima raccolta poetica, Poemi saturnini (1866), iniziò presto a comporre poesie e frequentò la seconda generazione dei poeti parnassiani, con i quali condusse vita da bohémien. Nel 1869 pubblicò Feste galanti. Due anni prima era morta l’amata cugina Elisa. Nel 1870 sposò Mathilde Mauté de Fleurville e l’anno dopo conobbe il giovane Arthur Rimbaud. Per la moglie scrisse La Buona Canzone, ma il matrimonio entrò in crisi per la relazione nata tra Verlaine e Rimbaud. I due uomini presero a viaggiare insieme e si recarono a Londra e Bruxelles, ma quando Rimbaud si stancò e, nel 1873, cercò di porre termine al rapporto, Verlaine sparò all’amico ferendolo. Fu imprigionato per diciotto mesi. Prima di questo periodo aveva composto Romanze senza parole, che poi uscirà nel 1874. Una volta rilasciato si dedicò all’insegnamento e compose molte delle poesie comprese in Saggezza (1881), che testimoniano della conversione al cattolicesimo. Dopo, smesso di insegnare, tornò a Parigi dove era anche considerato uno dei maestri del nascente simbolismo. Riprese a bere e a condurre una vita disordinata. Visse in miseria, affetto da diverse malattie e con lunghi ricoveri ospedalieri, e nonostante la fama morì in povertà, nel 1896, a Parigi.

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