Una vita errabonda, chiusa a trentatre anni con il ricovero in manicomio, ha sbrigativamente fatto di Dino Campana un maudit, il Rimbaud italiano, un caso clinico da affidare all’aneddotica.
Autore di un solo straordinario libro, i Canti Orfici, pur affondando le radici nella cultura europea, quella simbolista in particolare, il «poeta pazzo» ha in realtà caratteri propri che lo rendono difficilmente collocabile in una linea o in una tradizione.
Quella del «visionario», forse la figura piú inquietante del nostro Novecento letterario, è una scrittura orfica (cioè misteriosa, oscura, per iniziati), scaturita da una vena ben consapevole della «purità di accento» che la percorre.
Introduzione, biografia, note ai testi e appendici documentarie a cura di Renato Martinoni.
INFORMAZIONI
- Pagine 336
- ISBN: 978-8806221140

Dino Campana
Dino Campana (Marradi 1885 – Castel Pulci 1932), viaggiatore instancabile e poeta, consegnò nel 1913 una prima versione dei Canti Orfici a Giovanni Papini e Ardengo Soffici, ma il manoscritto andò perduto. Riscritti i testi, Campana li pubblicò l’anno dopo a proprie spese presso un tipografo del paese natale. Nel 1918, dopo una turbolenta storia d’amore con Sibilla Aleramo, fu ricoverato nel manicomio di Castel Pulci, dove restò fino alla morte.